Il rapporto della Banca Mondiale è allarmante: le imprese italiane sono le più tassate al mondo

Roma –  Che le imprese italiane siano le più tassate non solo rispetto alle concorrenti europee, ma anche a quelle di tutto il resto del mondo lo sospettavamo ma ora purtroppo ne arriva la conferma ufficiale. “Ii dati del rapporto “Paying Taxes 2020” della  Banca Mondiale e PwC non lasciano alcuna ombra di dubbio sulle nostre preoccupazioni – spiega il dottore commercialista Lamberto Mattei – secondo lo studio approdato sulle cronache nazionali ed estere di canali economico finanziari ed analisti di economia politica è chiaro che  il carico fiscale complessivo sulle imprese sia al 59,1% dei profitti commerciali (era il 53,1% nella classifica precedente) a fronte di un “peso” globale del 40,5% ed europeo del 38,9%.

Nel rapporto – si legge nella ricerca dello Studio Associato Sarcc –  si spiega che l’aumento dipende dallo stop alla esenzione del 2016 dal contributo di previdenza sociale per i dipendenti neoassunti che non è stato successivamente stabilizzato.

Un altro dato negativo emerso dallo studio è che in Italia le imprese impiegano 42 ore per la richiesta di rimborso Iva, incluso il tempo speso per rispondere alle richieste ricevute nel corso delle verifiche fiscali dell’amministrazione finanziaria (18,2 ore la media mondiale; 7 ore la media a livello europeo).

“Il tempo di attesa del rimborso – viene spiegato – è di 62,6 settimane e copre un periodo di sei mesi (26 settimane) che intercorre tra l’acquisto del bene e la presentazione della dichiarazione Iva annuale (nel caso di studio condotto dal rapporto l’impresa non può richiedere il rimborso dell’imposta su base trimestrale). A livello globale il tempo stimato è di 27,3 settimane; a livello europeo 16,4 settimane. In Italia le imprese impiegano in media 5 ore per correggere un errore nella dichiarazione dei redditi, riportando un risultato migliore rispetto alla media mondiale ed europea (14,6 ore la media globale; 7 ore la media europea). La correzione di un errore nella dichiarazione dei redditi di per sé non comporta l’attivazione di una verifica fiscale e pertanto non vengono stimati i relativi tempi”.

“Per questi motivi  – conclude Mattei – siamo fortemente impegnati nella nostra azione di tutela delle imprese italiane ed i dati del rapporto non fanno altro che aumentare il nostro livello di preoccupazione per una situazione che tende a contrastare la crescita in ogni modo. Le tasse vanno ridotte e subito.